RUBRICHE

6 Novembre 2015

Know your enemies

Come on!
Yes I know my enemies
They’re the teachers who taught me to fight me
Compromise, conformity, assimilation, submission
Ignorance, hypocrisy, brutality, the elite
All of which are American dreams

Rage against the machine – Know your enemy – 1992

 

Non è un mero esercizio di stile l’individuazione dei propri nemici, capire chi è il tuo nemico, quali armi usa e quali altre ne ha a disposizione è una pratica minima per vincere una guerra!
Un esempio?
Il Tour de France del 2011 vede come favoriti Andy Schleck e Alberto Contador, e a seguire una serie di outsider più o meno seri. Andy, finalmente, ha una squadra all’altezza, ha fatto una preparazione per puntare alla vittoria del Tour e si sente sicuro di poter battere tutti quanti, compreso Alberto Contador, suo eterno rivale. Alberto sembra fare della pretattica, dice di non essere in forma e che non deve essere considerato tra i favoriti ma nessuno gli crede, del resto due Tour de France non si vincono per caso e tutti credono che faccia parte del suo progetto, pretattica appunto.
Pronti via maglia gialla allo specilista delle crono brevi Gilbert, ma alla seconda tappa la maglia cambia padrone, va sulle spalle del norvegese Hushovd, bravo a tenerla per una settimana, quando va sulle spalle del francese Voeckler. Grande impresa la sua che non arriva alla leggendaria accoppiata tappa e maglia perché battuto da Luis Sanchez per 5 secondi. Cosa hanno combinato in questo lasso di tempo i Nostri? Andy poco o niente, marca a uomo Alberto e, come ogni appassionato di ciclismo sa, aspetta la terza settimana convinto che lì si decidera il tour. Tutto vero ma non sa ancora cosa lo aspetti. Alberto invece proprio non va, cade due volte e nella seconda caduta sbatte fortemente il ginocchio, decide comunque di continuare ma resta molto indietro dalla vetta.
Dalla nona alla diciottesima tappa la maglia gialla rimane sulle spalle del francese, ma con sempre meno vantaggio e diventa chiaro alla vigilia della temutissima tappa dell’Alpe d’Huez che cambierà padrone. Il giovane Andy riesce a strapparla a Voeckler, ma si accorge di aver fatto un piccolo errore di valutazione. Ha sbagliato a considerare Alberto il nemico principale. Sì, perché in questi dieci giorni ha continuato con il suo marcamento a uomo su Alberto non accorgendosi di quanto fosse pericolosamente vicino Cadel Evans, ciclista australiano proveniente dalle mountain bike e molto più forte di lui nelle prove contro il tempo. Andy non attacca per guadagnare secondi importanti ma pensa solo a tenere lontano Alberto, errore imperdonabile.
Nella ventesima tappa un grandissimo Cadel arriva secondo a soli 7 secondi dallo specialista Tony Martin e infligge ben 2 minuti e 30 secondi ad Andy, prendendosi la maglia gialla e vincendo, a mio avviso meritatamente, il Tour de France 2011 con la solita passerella sui campi elisi il giorno dopo. Ancora una volta il Tour si è deciso nell’ultima settimana.

29 Ottobre 2015

Avrei potuto

Dopo un lungo silenzio ritornano le lettere dal presidente, la rubrica sagace e attenta che vi narra in maniera ironica ciò che succede nel mondo mentre voi siete impegnati a vivere.
Tanti sono i temi che ho pensato di affrontare in questo articolo di apertura, anche perché ne sono successe tante di cose in questi ultimi mesi.
Alla fine ho deciso un tema un po’ particolare, spero che vi piaccia.
Avrei potuto parlare del caso Volkswagen e dire: “beh che cosa vi aspettavate? Solo perché sono tedeschi non possono fregare la gente?” A raccontarla per bene la cosa, poi, va fatto notare che sono padroni, e quelli farebbero di tutto per il profitto, come direbbe il caro vecchio Lenin “ci venderanno la corda con cui li impiccheremo”.
Avrei potuto parlare dei migranti e raccontare del loro desiderio di libertà e di vivere una vita degna che ha messo in crisi il modello di accoglienza fin qui adottato dall’Europa, la ormai famigerata convenzione di Dublino. Anche qui va aggiunta una cosa: la grande risposta moltitudinaria delle persone, gente comune che ha aiutato di loro spontanea volontà i migranti, soprattutto in Germania, alla faccia di chi vede, ancora oggi, i tedeschi solo come nazisti.
Avrei potuto parlare della scarsa libertà di parola in Italia, dove uno scrittore per aver detto la propria opinione ha rischiato di andare in carcere,  e sopratutto del fatto che nessuno si sia indignato di ciò e dire: bravi giornalisti continuate a raccontare solo ciò che vuole il padrone, ma da oggi io posso dire il TAV va sabotato!
Avrei potuto parlare della lotta del popolo kurdo contro il fascismo di Daesh e della Turchia, del fatto che non solo sono gli unici a combatterlo con le armi, ma lo fanno seguendo degli ideali di libertà e uguaglianza che hanno dato vita a quel magnifico manifesto politico che è la “Carta della Rojava”.
Avrei potuto parlare di molte altre cose ancora ma faccio come molte persone oggigiorno fanno e mi accodo alla moda del parlare del proprio ombelico, infatti parlerò di me stesso. Si avete capito bene, tra tutti gli argomenti possibili e immaginabili ho scelto di parlare della mia vita.
Alla veneranda età di 36 anni ho fatto un piccolo bilancio della mia vita e dopo un lungo rimuginare mi sono detto che beh proprio male non va, ma per essere più preciso stilo un piccolissimo elenco:
Faccio un lavoro che mi piace, con ottimi colleghi/e, per cui ho studiato, con una associazione, “Ya basta! Perugia”, che ho contribuito a fondare e che in pochi anni si è affermata come realtà cittadina per l’educazione e la cooperazione dal basso.
Faccio politica nel centro sociale e dopo un anno a dir poco turbolento fra minacce di sgombero, grandi manifestazioni antirazziste e vari progetti, siamo ancora qua a lottare e a credere di poter cambiare questo posto in un mondo migliore. Anche se a volte penso che Perugia non ci meriti c’è sempre qualcosa che mi fa cambiare idea, come il fatto che dei ragazzi mai visti ci chiedono di poter suonare, questo ci fa capire quanto siamo importanti a Pg.
Faccio uno sport che è molto duro, football americano, ma dopo un anno di freddo, botte e allenamenti in 12/13 persone ora finalmente siamo un bel gruppo e possiamo pensare in grande, stiamo costruendo qualcosa che resterà nel tempo.
Perchè vi ho detto tutto questo? Non per bearmi dei risultati  e non per esaltare la mia condizione individuale, anzi il contrario. E ora una domanda che forse vi state ponendo? Come ho ottenuto tutto questo? Non vi farò pipponi o roba simile vi dirò solo poche parole: lottando, in alcuni momenti da solo e in altri insieme ad altre persone, io cerco di non dimenticarlo mai.

11 Luglio 2015

Titoli di coda

titoli di coda

Tra gli scrittori greci contemporanei il più noto è certamente Petros Màrkaris, di cui troviamo in libreria in questi giorni Titoli di coda.

Un poliziesco che si aggiunge alla trilogia della crisi, in cui le attuali vicende greche fanno da sfondo e da spunto alle indagini del commissario della polizia criminale di Atene Kostas Charitos (uno che per approfondire significati legge dizionari).

Già la sequenza dei titoli degli ultimi i romanzi è una chiara metafora della pressione a cui è sottoposta la Grecia dall’ Europa:

Prestiti scaduti (2011 – L’esattore (2012) – Resa dei conti (2013) –Titoli di coda (2015)

La ricerca dei colpevoli di uno o più omicidi è la scusa per raccontarci una realtà economica e sociale, in cui personaggi immaginari invitano i cittadini alla disubbidienza finanziaria, e a non pagare i debiti alle banche, perseguitano gli evasori fiscali, puniscono faccendieri e corrotti.

In Resa dei conti si ipotizza che nel 2014 Grecia, Spagna e Italia siano uscite dall’euro. Ma il ritorno alla dracma non basta: stipendi bloccati, governo tecnico fasullo, banche chiuse, disoccupazione, pensioni insufficienti, disoccupazione causano tensione e protesta sociale. Persino il traffico caotico di Atene va diminuendo con l’aumentare dei costi del trasporto privato. E l’Atene moderna, con i suoi ingorghi, l’ urbanizzazione dissennata, la burocrazia infingarda, le gerarchie poliziesche ottuse, la corruzione è personaggio a pieno titolo.

Non mancano richiami alla storia greca recente e appena trascorsa, come la dittatura dei colonnelli (1967-74), in cui vanno a volte cercate le radici di mali di oggi.

Anche la vita privata del commissario e le sue vicende familiari sono rappresentative, in particolare la figlia Caterina, studentessa di legge, emblema di tanti giovani costretti a gravare economicamente sulle famiglie per completare gli studi, che vedono come unica possibilità il lavoro all’estero, e infine, avvocato che difende i migranti, minacciata da “Alba dorata” .

Sul tema del’immigrazione anche gli otto racconti de “I labirinti di Atene (2008)” che ci rappresentano le dure condizioni di vita in cui si trovano gli immigrati irregolari.

Queste storie ci parlano di realtà che riconosciamo affini e che ci toccano, e in modo leggero e accattivante ci aiutano ad avvicinarci e a capire aspetti della grave situazione che sta vivendo il paese mediterraneo che ci precede nella lista degli insolventi.

Non è da trascurare che la formazione di Màrkaris sia stata in economia, a Vienna e Stoccarda, e che sia stato traduttore dal tedesco di opere di Brecht.

Voglio citare qui altri romanzi che ho letto, e che comunque toccano temi interessanti come l’informazione televisiva (-Ultime della notte ,- Si è suicidato il Che) o la storia della comunità romea di Istanbul (La balia).

Insomma una lettura consigliabile: leggera ma non troppo.

14 Giugno 2015

Lettera a un presidente

In questo momento potrei parlare di molte cose che riguardano il locale, come lo stupore per essermi ritrovato in una regione con 50.000 leghisti, ma vorrei trovare un argomento che mi permetta di affrontare diversi temi, quindi per oggi salto, passo ad un livello successivo.

Proviamo a vedere le tematiche nazionali, ce ne sono molte tra le indagini sulla corruzione a Roma e le lotte e gli scioperi della scuola contro la riforma Renzi, un “no alla scuola dei padroni via governo, dimissioni!” va sempre bene in questi casi, ma anche qui non trovo un argomento che mi permetta di spaziare.

Quindi siamo arrivati alle tematiche europee e qui c’è un tema molto importante che fa proprio al caso mio, in quanto mi permette anche di spaziare un po’, ma iniziamo subito visto che come al solito la premessa è stata molto lunga:”TSIPRAS NON PAGARE IL DEBITO!!!”.

Ecco l’ho urlato dal profondo con tutta la mia voce e con tanto di punti esclamativi, da un presidente ad un altro, da un presidente con dei debiti che non deve pagare ad un altro, ti dico:”NON LO FARE”. Mi sembra giusto però, fare questa cosa per bene quindi ecco una bella lettera fatta come si deve.

OGGETTO: NON PAGARE IL DEBITO

Alla c.a. Di Alexis Tsipras Primo Ministro delle Repubblica Greca

Caro compagno,

con la presente esprimo tutta la mia solidarietà al popolo greco, che in questi anni ha dovuto subire le vergognose politiche di austerity imposte dalla troika, e do pieno sostegno alla volontà tua e del tuo governo di non cedere al ricatto degli stessi per quanto riguarda il pagamento del debito.

Come te anche il mio percorso politico passa per le manifestazioni di Genova 2001 contro il G8 e già da allora mettemmo in guardia il mondo intero dalla finanzarizzazione dell’economia, ma nessuno dei potenti ci volle ascoltare. Questa è la situazione attuale, gli stessi che hanno causato questa crisi ora vogliono, anzi impongono, i loro metodi per superarla, ad ogni costo.

Non lasciarti abbattere dal deludente risultato ottentuto alle recenti elezioni regionali italiane dai partiti che portano il tuo nome e seguono le tue ispirazioni, perché hanno molto da rimproverarsi nei loro atteggiamenti verso i movimenti. In Italia molte persone sono consapevoli che un cambiamento delle politiche di austerity passa dalla Grecia, e molte persone ti sostengono anche se non hanno votato.

Per un mondo più libero e giusto, contro la dittatura della finanza, per i greci, per gli europei e per il 99%. Non cedere ai ricatti, non pagare il debito.

Perugia 13/6/2015

Il presidente

28 Maggio 2015

Parola d’ordine!

Quante volte ci siamo sentiti dire che le parole sono importanti? Lo so è una citazione da un film di Nanni Moretti, ma che volete? Continuiamo così, facciamoci del male!
Quante volte ci siamo sentiti dire che le parole volano e lo scritto resta? Lo so ce lo dicevano soprattutto a scuola, ma anche dalla più nota “Parole Parole Parole”!
Quante volte abbiamo raccontato stupidate immani per fingerci altro da noi? Il caro vecchio Fantozzi ce lo ricorda bene col suo: “sono stato azzurro di sci!”.
Con le parole possiamo dire tutto e il contrario di tutto! Come mai?
La risposta è semplice, in fondo le parole sono strumenti, con i quali comunichiamo con gli altri, esprimiamo emozioni, formuliamo richieste e molto altro. La parola in sé, dunque, ha un valore relativo. Il vero significato lo da la persona che la usa con il suo voler comunicare emozioni, idee o per il semplice bisogno di comunicare. Andando in fondo, quindi, le parole sono sì degli strumenti ma sono anche piene di significato, e non sono solo banalità.
Uso la parola banalità non a caso perché alcune parole hanno visto nel tempo un cambiamento di significato rispetto a quello originario, parole come “buono” o “giusto” con il passare del tempo hanno subito un cambiamento di senso, non vengono più utilizzati per indicare qualità, hanno perso il loro valore e ora sono adatte al massimo per fare del buonismo in un film della Disney.
Per me essere buoni come persona significa stare dalla parte dei deboli contro i forti, dalla parte del 99% contro l’1% per fare un esempio, e essere giusti significa agire di conseguenza.
Per me un esempio di persona buona e giusta è quella che venerdì 15 a Perugia ha protestato contro Salvini e la sua becera cricca fascista.
Per me un esempio di persona buona e giusta è l’insegnante in lotta contro la riforma Renzi e le prove invalsi.
Per me un esempio di persona buona e giusta è quella persone che lotta per la libera circolazione di persone nel mondo.
Non pensate che sia semplice buonismo o vuota retorica, perché come dice Albus Silente: “E’ venuto il momento di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile”.

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