7 Maggio 2015

L’armata dei sonnambuli

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Il migliore romanzo che ho letto nel 2014.

Ho apprezzato l’aver messo in luce, oltre all’aspetto moltitudinario, la storia delle femministe rivoluzionarie, le tante informazioni, la passione che ti fa amare i personaggi, sempre credibili, siano veri o inventati; l’aver fatto parlare ognuno a suo modo, e il non avere usato i nomi francesi dei luoghi di Parigi, evitando l’effetto “guida turistica”

Già i Wu Ming sono fenomenali: in tempi di egocentrismo di letterati,  intenti per lo più a scrutare il proprio ombelico, un collettivo di scrittori che non rivendica i meriti del singolo autore appare un’eccezione. Se ci aggiungi la capacità di rendere viva la storia di fine settecento, senza alterarne la sostanza, anzi permettendo ai lettori di sentirsi partecipi delle vite di personaggi di carne e sangue, con cui soffrire, gioire,  arrabbiarsi e  cambiare idea, viene da chiedersi quanto parli di un tempo trascorso e quanto parli di noi.

È una grande opera scenica (infatti invece dei capitoli abbiamo Atti e scene, ouverture ed epilogo) in cui si alternano da protagonisti quelli che la Storia contribuiscono a farla , ma di cui gli storici non parlano, o che diventano leggende, come Leo l’attore dai tanti mestieri che con la maschera di Scaramouche cercherà di  punire gli accaparratori prima e più tardi i controrivoluzionari;  come Maria, una delle tante donne che avevano marciato su Versailles, una delle   tricoteuse che non interrompevano il lavoro a maglia mentre la ghigliottina tagliava teste (erano indifferenti? Almeno quanto aristocratici e clero alle condizioni di vita, e di morte, dei popolani).

Ci sono tanti altri personaggi, il medico positivista, che però crede al mesmerismo; l’aristocratico controrivoluzionario che sperimenta l’ipnosi per sottomettere la volontà di singoli e folle, i sonnambuli appunto, con il cervello sotto controllo (si sa, la scienza non è buona o cattiva, dipende da come la si usa)

Poi le donne, intellettuali ma non solo, che vogliono declinare libertà, uguaglianza e fraternità per l’affermazione dei loro diritti, che verranno negati,  come sempre.

E ci sono i giovani figli di una borghesia che sta comparendo, che vivono senza fare nulla, si identificano per il modo di abbigliarsi, e per ostilità alla Rivoluzione parlano senza r (terribile per un francese).

Ma ci sono anche documenti, lettere, dichiarazioni, decreti dell’epoca e questo è un elemento di interesse non solo storico, infatti  un aspetto di grande valore del romanzo sono i diversi registri linguistici utilizzati per i diversi narratori: dal linguaggio popolare a quello colto a quello formale, dai muschiatini senza “r “ ai rivoluzionari che la “R” la marcavano con forza, alla modalità sgrammaticata e anche ingenua del “ ’desso te lo si conta noi che c’eravamo”.

Presto saranno le teste dei giacobini a cadere sotto la ghigliottina: I ribelli, al solito, le buscano, ma almeno per un po’ buttano all’aria il potere costituito.

Non saranno sempre sconfitti, e, pur tra tanti errori, la consapevolezza di sé farà scuola per altre rivolte. Questa Storia è la nostra storia, e dal tempo dei tempi è raccontando storie che si trasmette da una generazione all’altra quel che non deve essere cancellato dalla memoria – esercizio molto attuale, oggi come sempre.

Per chiudere una citazione:

“Ne è valsa la pena? – Troverai sempre qualcheduno che dice di no, si tratti del senno di poscia (troppo facile) o del senno dei servi (più facile ancora) Fosse per quelli così non si farebbe mai una sega….”

Consigli sui film  e su altre letture non ne do : c’è una bibliografia vastissima sulla rivoluzione francese ( e ho l’impressione che i Wu Ming l’abbiano consultata tutta) e anche di film ce ne sono almeno una decina  da non trascurare.

Suggerirei però il  dramma di Peter Weiss– La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentato dalla compagnia filodrammatica dell’ospizio di Charenton sotto la guida del marchese de Sade da cui ha tratto un film nel 1966 Peter Brook .

E dato che la marsigliese la conoscono tutti si può ascoltare   Ah! Ça ira

scusate il ritardo, ma sono successe tante cose che hanno richiesto attenzione e tempo, tra queste la minaccia di sgombero da parte del comune di Pg del CSOA ex mattatoio. Tra l’altro dobbiamo ringraziare Wu Ming 2, che era presente al festival del giornalismo, e non solo lui, per l’appoggio.

La lettrice disordinata

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