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27 Febbraio 2015

Tutti alla guerra!!!

Eh si sembra essere questo il leit-motiv degli ultimi giorni, andiamo in guerra, o almeno portiamo in città un po di militari che qualcosa da fare gliela troviamo di sicuro, senza però i carri armati che rovinerebbero il nostro bel corso.
Tutti pronti a fare guerre, anzi a dichiararle perché poi alla domanda chi ci va? Sono sempre pronti a mandare gli altri, i poveracci, ma per stavolta sembra essersi tutto bloccato, anche perché le ultime volte non è che sia andata proprio bene. Da quello che sembra di capire tutti parlano ma pochi sanno di cosa parlano, diconi si guerra all’Isis ma poi al come e quando tutti restano a bocca aperta, del resto loro lo fanno per il petrolio mica per altro!!!
Per quel che riguarda Perugia invece ci vorrebbero i militari per portare la dovuta tranquillità e meritata pace dopo anni di degrado fatto di droga, furti, scippi e rapine. Ma come? Dopo nemmeno 8 mesi la nuova amministrazione già alza la bandiera bianca di resa? Sembrava andasse tutto bene invece no c’è bisogno dei militari perché la gente non è sicura dicono, mah! Resta il fatto che secondo l’Onu l’Italia è la terza nazione per numero di poliziotti ogni 100.000 abitanti, 465 dietro solo a Russia e Turchia non proprio degli esempi di democrazia, fonte 2013. Questo solo per dire a cosa servono queste sparate? Ad avere più voti? Non so se ve ne siete accorti ma ci siete voi al governo e dovete governare non sparare cazzate.

Il presidente

Ps cercavo canzoni contro la guerra, ho trovato questa che conoscevo già:

e questa che non conosco ma spero sia carina:

19 Febbraio 2015

Un dubbio amletico

Amleto da sempre rappresenta il dubbio: per i suoi detrattori un dubbio amletico infatti rappresenta l’emblema di chi non sa agire difronte ad una scelta, per i suoi sostenitori invece la sua incapacità di agire rispecchia l’importanza di avere dei dubbi, di dubitare sempre, anche di se stessi e di quel che si sta facendo. Anche io a vari livelli sto vivendo una situazione simile, sia a livello politico che a livello sportivo, per cui cercherò di essere molto chiaro e per farlo inizierò parlando di sport e, più precisamento, di uno sport che amo moltissimo: il ciclismo.
Il dubbio che si è insinuato dentro di me riguarda il doping. Non riguarda però il fatto se un ciclista sia o meno dopato, questo lo sapremo solo se viene scoperto all’antidoping, ma di come rapportarsi con un atleta che ritorna dopo una squalifica. Il mio primo istinto è quello di mandarlo gentilmente a quel paese e di non farsi più vedere, dato che ha tradito la fiducia mia e quella di milioni di tifosi. Dopo poco però si fa strada l’animo più progressista e conciliatore che dice di concedere a lui una seconda possibilità: tutti possono sbagliare figuriamoci nel ciclismo dove il doping è sotto gli occhi di tutti.
Ecco, io a questo punto non so che fare, come dovrei agire?
Lo stesso vale in questo momento per quanto riguarda la fase politica: deprimersi e abbandonare tutto, visto quello che si vede in giro? In Italia si continua a osannare Renzi senza che questi abbia fatto niente e, dove ha agito lo ha fatto peggiorando la situazione. In Europa tutto quello che c’è di nuovo riguarda la guerra in Ucraina o la nascita di movimenti di estrema destra. In Medio Oriente poi assistiamo alla continua espansione dell’Isis.
Ad uno sguardo più attento alcuni segnali incoraggianti ci sono: in Italia sono sempre vivi i centri sociali e stanno nascendo, anche grazie ad altre realtà, delle reti di Welfare mutualistici, veri e propri soggetti comuni, pubblico non statale. In Europa si stanno affermando partiti che a partire dai movimenti reali hanno in mente di stravolgere l’attuale concezione liberista dell’ economia europea. Per finire c’è chi in medio oriente sta combattendo l’Isis e sta anche vincendo, come l’esperienza della Rojava.
Io non so se essere preoccupato o speranzoso, però so da che parte stare, e li mi troverete. Spero che saremo in tanti.

Il presidente

P.S. Si ho saltato una settimana lo so, ma non era per mancanza di idee, ne avevo troppe e non sapevo cosa scrivere! E’ la verità.

5 Febbraio 2015

Cultura o morte!!!

In questi tempi oscuri sto sempre più pensando al ruolo della cultura e dei suoi interpreti nella società e, facendo una rapida analisi, seguita da una altrettanto veloce comparazione, mi sono accorto che nei tempi addietro, strano a dirsi, la voce degli intellettuali si alzava critica verso la società e le storture presenti in essa. Libri, film, radio, canzoni e anche la neonata televisione, mettevano in luce le contraddizioni presenti nella società e le lotte che nascevano e si sviluppavano negli anni passati, e questo avveniva non solo in Italia, ma in tutta Europa.

A livello narrativo possiamo ricordare Victor Hugo con i suoi miserabili, Zolà e le sue descrizioni dei minatori e il suo famoso J’accuse, e per arrivare in Italia Calvino con i suoi sentieri e Nuto Revelli, che hanno raccontato la loro esperienza partigiana e l’importanza avuta nella formazione personale e della Repubblica, anche se presto dimenticata in questo caso.

Per quel che riguarda i film come dimenticare capolavori come “Le mani sulla città” oppure “La classe operaia va in paradiso” o registi come Mario Monicelli e attori come Gian Maria Volontè, solo per rimanere su nomi di punta del cinema italiano.

Per quanto riguarda l’aspetto musicale poi non c’è che l’imbarazzo della scelta, l’esplosione della contestazione ha corrisposto allo sviluppo di un nuovo canzoniere popolare, che ha visto la nascita di moltissimi cantautori, Guccini e De andrè per fare dei nomi, e di gruppi di caratura mondiale, PFM e Banco Del Mutuo Soccorso sempre per fare dei nomi.

Non c’è sempre stato questo vuoto culturale insomma. Certo anche oggi ci sono artisti o gruppi che riscuotono un successo enorme, ma sono casi isolati, poche voci fuori dal coro anche se di grandissima importanza.

Questa lunghissima premessa serve per spiegare un concetto che a me sta molto a cuore e che grazie agli artisti trova anche una traduzione in opere che ne rendano più facile la comprensione: chiudere spazi politici a livello fisico non significa fermare il loro agire.

Ecco se sono stato un po’ criptico e oscuro mi spiego meglio: prendete la situazione attuale del centro sociale e confrontatela con le opere qui di seguito.

In “Guerra e Pace” quando i militari si riuniscono per decidere come fermare la marcia di Napoleone su Mosca, il generale capo Kutuzov esclama “non perderemo Mosca senza combattere”. Tutti d’accordo, solo che il generale intendeva dire che se Mosca fosse finita nelle mani di Napoleone avrebbe scatenato le sue armate. Tra lo stupore dei vari generali, la battaglia si scatena quando l’imperatore francese è entrato in città, e il risultato è noto a tutti.

Nel film di Gillo Pontecorvo “La battaglia di Algeri” si parla della lotta per l’indipendenza dell’Algeria e della sua repressione brutale da parte dei paracadutisti francesi. ATTENZIONE SPOILER, quando i militari hanno ucciso l’ultimo rappresentante in città del Fronte di Liberazione Nazionale pensano di aver vinto, ma così non è. Dopo due anni la lotta riparte con vigore dalle montagne e dopo altri due anni l’Algeria è indipendente.

Per finire una frase del sommo Neruda “potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno la primavera”!

Il presidente

1 Febbraio 2015

DUE FUMETTI QUALUNQUE: “SANDMAN OVERTURE” & “COSTANTINE”

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#9 – La locanda alla fine dei mondi

29 Gennaio 2015

Sevilla o della gioventù

Lettera straordinaria con le ordinarie avventure del Presidente e del suo assistente.

In estate abbiamo partecipato ad un bando dal titolo “I giovani muovono l’Europa”. Dopo averlo vinto e aver ricevuto rassicurazioni che a trentacinque anni si è ancora giovani io e il mio fido assistente, niente nomi noi non abbiamo il culto della personalità, siamo partiti alla volta di Siviglia per presentare il progetto “Lautoradio”.

Questo è il resoconto della due giorni spagnola.

Iniziamo col dire che a questo bando hanno partecipato, oltre che dall’Italia, giovani del Portogallo e della Spagna e che la composizione era molto eterogenea, si andava da gruppi informale ad artisti fino ad arrivare a soggetti più istituzionali come l’università. La differente composizione era, curiosamente, anche una divisione geografica: i gruppi informali e di artisti provenivano dal Portogallo, gli spagnoli erano rappresentati da università e istituti di cooperazione. Per l’Italia erano presenti, oltre a noi, Cittadinanzattiva, il Forum delle associazioni giovanili e l’Udu/Reds.

Non mi soffermerò sul presentare realtà per realtà perché anche qui c’era una curiosa polarizzazione nazionale, quindi andrò avanti così, ma bando alle ciance iniziamo.

Portogallo: quello che subito mi ha colpito è stato il fatto di non presentare un progetto in particolare ma delle proteste di piazza nel loro paese e del fatto che pure se appartenenti a gruppi diversi avevano parole d’ordine chiare, condivise e radicali. Lotta alla precarietà, alla Troika, all’austerità e connessione con le altre lotte come quella dei migranti o sulle questione di genere sono state le parole più usate per raccontare quei giorni di grande mobilitazioni. Ultima questione, e come dicono gli statunitensi non per importanza, l’incontro fisico, una militanza reale fatta di manifestazioni di piazza e partecipazione ad assemblee. “Internet è solo un mezzo”, dicono, “uno strumento utile se utilizzato nella maniera adeguata”.

Spagna: qui la caratteristica era che i progetti realizzati erano presentati da Università, quindi da realtà con grande disponibilità per quel che riguarda soldi, mezzi e competenze, ma la cosa che mi ha stupito in positivo di questi progetti è stata il loro essere critico. Mi spiego meglio: i vari progetti non promuovevano solo la partecipazione dei giovani e la critica dell’esistente in maniera vaga e indefinita, ma avevano proprio al centro la lotta contro la precarietà e la ricerca di nuovi modelli di governo con più democrazia e partecipazione, insomma anni luce dall’Italia.

Italia: il filo conduttore delle esperienze italiane è stato quello del raccontarsi, non si presentavano progetti specifici, tranne in parte quello del forum delle associazioni giovanili, ma venivano raccontate le attività di routine svolte. Rispetto agli altri si notava la mancanza di una dimensione progettuale e di lotta connesse entrambe alla mancanza di un movimento realmente attivo in Italia contro precarietà ed austerità.

Bene detto tutto non manca niente o no? Vi state domandando cosa abbiamo detto noi? Bhe se dobbiamo ancora dirvi cos’è Lautoradio siamo messi male! Comunque noi sul chi siamo abbiamo risposto: siamo movimento cazzo!!!

Il Presidente

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