17 Febbraio 2021

#10 – E uguale emmecci al quadrato

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Recensione del libro di Don DeLillo, Il Silenzio (Einaudi 2020, trad. it. Federica Aceto).

E uguale emmecci al quadrato.

(A. Einstein)

Alcuni romanzi guardano oltre. Che siano di fantascienza, che siano distopici, categoria che va per la maggiore tra i critici, che siano entrambe le cose. Distopia è un “non luogo” , o meglio è un “contro luogo” che sta dirimpetto e non in ostilità, uno specchio. È essere in un piano diverso dal reale, non immaginario, ma immaginifico. Che crea ed elabora mondi possibili. Non scevri di legami con il mondo vivo, reale, poiché è da esso che parte la distopia.

DeLillo è un autore considerato “distopico”. Nel suo ultimo scritto, Il Silenzio (2020), non scava una proiezione temporale per i marziani di domani, non ci proietta tra mille anni, ma tra due. Solo due. 2022. Tra i terrestri. New York, finale del Super Bowl, cinque amici e il blackout. Niente Super Bowl, un volo che atterra con due di loro a bordo vivi per miracolo, una città da guardare per la prima volta, al buio. Tutto si è spento e non si sa per quanto. Le persone ora possono comunicare solo con chi hanno vicino, guardarsi al lume delle candele e scaldarsi alla meglio.

Inizia il silenzio, anche se per alcuni di loro è affastellato di chiacchiere. Ma se parlare molto è un modo per nascondersi, diceva Nietzsche, è un’altra faccia del silenzio. E il nero, perché è notte ormai e la città dorme, la città, non ancora i suoi abitanti. I cinque amici, di cui due coppie e un ex studente di una delle donne, Diana, sentono cio’ che sta accadendo ciascuno a modo proprio, ma in silenzio. Non comunicano davvero, chi guarda il televisore spento, chi sente parlare, ma pensa ad altro, chi non pensa neppure. Fluttua. C’è anche anche chi continua spasmodico a contare in diverse lingue. Un modo per intrattenere il tempo. Per ingannare il silenzio. Forse scaldarsi.

Il ritmo di questo DeLillo incalza senza puntare alla catastrofe. Non ci sono alieni, non crepa la terra sotto i piedi, non muore nessuno. Non ci sono neanche eccessive lamentele tra i protagonisti. Scorre come il divenire naturale delle cose. E questo ci mostra, che “la massa è dipendente dall’energia”, ma, a sua volta, ne produce. E quella che conta è in silenzio.

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